La mia curiosità per il Giappone è nata alle scuole medie, grazie ad un illuminato prof. di italiano che ci spingeva a leggere anche autori contemporanei di altri Paesi. Almeno una volta a settimana potevamo stare a scuola e commentare, confrontare e approfondire le reciproche riflessioni sulle letture che stavamo facendo.
L’interesse per questa cultura è rimasto nel tempo, ho letto alcuni libri ma senza approfondire molto, purtroppo. E poi negli anni, anche a seguito di alcuni viaggi, gli Usa hanno avuto la predominanza nelle mie letture.
Ma come succede con i ricorsi storici, da qualche tempo sono tornata a leggere autori, seguire profili social e articoli vari sul Sol Levante.
Tra le persone che amo di più, per lo stile narrativo, per la delicatezza dell’approccio, per come spiega la cultura giapponese, partendo anche dai piccoli riti del quotidiano, c’è Laura Imai Messina.
Il suo libro “Tokyo tutto l’anno” lo sto leggendo con la logica della contemporaneità, all’inizio di ogni mese mi soffermo su quanto Laura scrive relativamente al mese in questione. C’è tanto Giappone, in un mix tra passato e presente che mia affascina ad ogni passo.
I suoi post su Instagram sono fonte di riflessione, di stimolo a cercare il proprio spazio, a stare e non solo a proiettarsi verso il futuro, ad esserci e non solo a fantasticare.
Appena Laura ha scritto che sarebbe venuta a Milano a presentare il suo ultimo romanzo “Le vite nascoste dei colori” per Einaudi, mi sono subito prenotata.
Quando l’ho vista arrivare, già il suo incedere mi ha trasmesso tranquillità. Laura camminava con un passo solido ma lento, uno sguardo vigile e tranquillo. Durante la presentazione le sue parole sono state misurate, concise e cercate, del resto ha sottolineano come:
” usare le parole in molto preciso è importante, consente di fuggire dalla semplificazione e permette di ritrovare la complessità del dire e dell’argomentare”.
Molto probabilmente la vita in Giappone e l’ essere parte integrante della vita giapponese hanno modificato, almeno in parte, il suo modo di essere. Ho percepito in lei molta misura anche nei gesti, nell’abbigliamento, nel dire e nel non dire, soprattutto durante la presentazione.
Laura ha fatto anche riferimento a come è nata la copertina del suo ultimo libro precisando come:
“il bianco sia il colore del kimono da sposa e spiegando come le nozze portino a “morire” come figlie nelle precedenti famiglie e a nascere come spose nella nuova famiglia”.
C’è stata anche l’occasione di considerare alcuni elementi che uniscono due individui, nell’amore e nella conoscenza reciproca.
“Ciò che non sai dell’altra persona fa innamorare di lei, del resto l’altro non è conoscibile completamente. Credo che effettivamente ciò che non sappiamo ci affascina cosi come ciò che non possediamo. Quando ci innamoriamo ascoltiamo, poniamo domande, ma resta sempre quel pizzico di mistero, qualcosa che non capiamo completamente. Del resto la spinta a sapere è una spinta alla vita. E poi le persone nella vita cambiano, inevitabilmente”.
Sono riuscita a fare due chiacchiere da sola con Laura, al momento del firmacopie.
Laura è stata molto disponibile, abbiamo parlato di letture in corso, dei suoi figli in Giappone, degli impegni di lavoro, del piacere della lettura. Ho letto nei suoi occhi la voglia di stare a parlare, di andare oltre le apparenze e i ruoli, nonostante la stanchezza del tour e il caldo fossero certamente faticosi.
Una piccola osservazione sul suo abbigliamento, come ha detto Coco Chanel “La semplicità è la nota fondamentale di ogni eleganza”.
La letteratura giapponese non fa per me. Tentativi molti, risultati scarsi. Forse è un problema di cultura o forse altro.
O.T tutto bene? Io abbastanza. Serena giornata
Gian Paolo
Io mi sto riavvicinando. La cultura giapponese mi affascina da sempre.
Diciamo bene, un abbraccio grandissimo
Mi piace sempre quando pubblichi. Mai banale. Grazie
Angela, grazie sempre!