Il mondo di internet, e soprattutto di Instagram, è colmo di influencer di ogni tipo. Ci sono alcuni che hanno bravura e fortuna, altri che comprano i followers, altri che pur molto preparati non hanno il successo che si meriterebbero.
E poi ci sono persone come Sonia Grispo che ha iniziato a lavorare ormai anni fa seguendo la sua passione legata alla voglia di comunicare, senza scendere a compromessi. Sonia è una ragazza italiana che ora vive a Londra, ha una preparazione scolastica eccellente, una dialettica che incanta e con estrema naturalezza si racconta e racconta della vita e delle sue passioni. Nell’ottobre del 2007 apre il suo primo blog “Trendandthecity” focalizzandosi su moda e tendenza.
Con la spontaneità e la caparbietà che la caratterizza ha fatto la cosiddetta gavetta, scrivendo anche per riviste cartacee.
Ora è una content creator di grande successo, tiene corsi e masterclass, sempre molto richiesti, focalizzati sullo storytelling del mondo instagram.
Non l’ho incontrata, purtroppo, di persona, ma Sonia ha accettato di raccontarsi e, con una gentilezza disarmante, ha risposto alle mie domande in tempo reale, dedicandomi molto tempo. Mi permetto di aggiungere che questo modo di comportarsi è una rarità in questo mondo di influencer!
Con quali aggettivi ti descriveresti? Creativa, curiosa e appassionata.
Qual è, a tuo avviso, il tuo peggior difetto? Procrastino spesso, ho scoperto che è spesso un problema dei creativi, che non possono decidere schioccando le dita “ora e adesso”, ma devono aspettare l’ondata dell’ispirazione, altre volte è semplicemente il mio carattere. Rimando le cose che mi piacciono meno.
Sei attiva nei social da molto tempo, con una situazione concorrenziale diversa da quella di oggi. Quale consiglio daresti a chi oggi vuole approcciarsi a questo mondo? Quando ho iniziato ad utilizzare Instagram la situazione di questo social era ben diversa da quella di oggi è vero, la sfida all’epoca è stata rendere Instagram una piattaforma da poter inglobare nel proprio piano editoriale attraverso creatività e intraprendenza, trasformare un’app nata per condividere foto amatoriali in un luogo in cui pubblicare contenuti di qualità in ottica business. La figura dell’Instagramer, dell’influencer, del content creator non esisteva, così come l’idea che una foto potesse essere sponsorizzata da dei brand. Persino Instagram dubito si aspettasse di diventare ciò che è oggi. Da questo punto di vista la strada è quindi spianata e ci si può concentrare sui contenuti. A far spiccare in mezzo ad 1 miliardi di account è l’originalità, la qualità e soprattutto il contenuto. Oggi più che mai gli utenti impiegano molto tempo on-line e una parte di loro pretende di non sprecarlo, quindi offrir loro contenuti utili è un imperativo.
La tua palette colori che usi su IG è molto chiara, su quali basi l’hai scelta? Su quella del mio guardaroba e quindi i colori che in modo naturale mi attirano e mi donano. Nell’ambito del mio corso Instagram Aesthetic e Storytelling affronto approfonditamente questo aspetto, ovvero come ottenere la propria color palette e creare contenuti in armonia fra loro, un’armonia che rende un profilo più gradevole e piacevole agli occhi. Questo non significa limitare la propria creatività o rendere i contenuti “piatti”, ma cercare una coerenza visiva.
Cosa ti piace di più e cosa di meno della tua vita a Londra? Di più il fatto che è tutto una continua scoperta, se già una qualsiasi nuova città offre la possibilità di scoprire nuove cose, Londra lo fa ancora di più, è rinomata per questo. Di meno… ancora devo riempire la lista dei contro.
Apprezzo molto il tuo dichiarare sempre se si tratta di Advertising. Peccato che non tutti lo facciano. Come si pongono, in base alla tua esperienza, gli sponsor di fronte a queste scelte degli influencer? Quasi tutte le aziende e agenzie con cui ho lavorato mi hanno sempre chiesto di esplicitare la collaborazione con l’opportuno hashtag, in quei rari casi in cui non mi è stato indicato, l’ho fatto comunque. La verità è che non si tratta (più) di una scelta, esiste una normativa da rispettare, che varia da Paese a Paese, io vivendo a Londra mi attengo alle regole del Regno Unito che in questo sono molto chiare. Il contenuto sponsorizzato deve essere accompagnato dall’hashtag #AD inserito in modo che l’utente non debba interagire con il post (quindi non dopo il classico “… altro” che prevede di cliccare sul testo per leggere tutto). Né tantomeno andrebbe inserito nascosto in mezzo ad altri hashtag o dopo vari puntini, io per star sicura lo scrivo all’inizio; insomma che su Instagram si pubblichino anche contenuti sponsorizzati è innegabile, è esplicitando questo rapporto con le aziende e mantenendo una certa coerenza e scegliendo accuratamente le collaborazioni che #AD non diventa più motivo di sfiducia ma di fiducia. Io non diffido di un’informazione perché dietro questa c’è una collaborazione, se mi fido di chi seguo.
Ci descrivi una tua giornata tipo? Se sono a Londra appena sveglia dedico qualche minuto alla skin care, faccio colazione con scones caldi o una fetta di plum cake che ho prearato nel wekend per la settimana e mi siedo alla scrivania, dove tendenzialmente resto fino alle 12.00 quando, dopo aver trascorso la mattina a rispondere ad e-mail o a lavorare su dei contenuti che devo consegnare, pranzo. Generalmente pranzo a casa, ma qualche volta rompo la routine della settimana mangiando con un’amica fuori, così ne approfitto per scoprire nuovi locali e godermi la città. Il pomeriggio è il momento in cui carburo meglio ed è in questa fascia oraria che concentro il mio lavoro più importante. Quando viaggio invece i miei orari sono completamente diversi, lavoro dal telefono in taxi, in aeroporto, in hotel mentre ho una maschera idratante sul viso per rimediare al viaggio in aereo… Non ho una giornata tipo vera e propria, ma più tipi di giornate in base ai periodi.
C’è un oggetto al quale sei particolarmente affezionata? Se sì quale? Ci sono dei gioielli che indosso tutti i giorni, capita che li tolga, ma senza alcuni mi sento un po’ nuda.
C’è un libro e/o una serie TV che ami in modo particolare? Friends è la mia comfort serie, quella che riguardo ogni anno, che mi fa compagnia, mi rilassa. È una serie positiva al 100% dove non succede nulla di male, si ride e anche le cose meno piacevoli sono raccontare in modo positivo, per questo la definisco “di conforto”. Anche i film con Hugh Grant mi fanno questo effetto, mentre per i libri questa estate vorrei rileggere tutti i libri di Giulia Carcasi, che amo particolarmente.
Quale domanda ti viene posta più spesso e alla quale non ti piace rispondere? Domande tipo “come descriveresti il tuo stile?”, mi sembra spesso riduttivo usare delle parole per descrivermi come persona e soprattutto la risposta, può essere così personale da essere più adatta alla terapia che ad un’intervusta. Ma è sempre un esercizio divertente cercare le parole.
Ho quasi 51 anni e trovo questa ragazza di una completezza disarmante. Mai scontata, chiara e diretta e piena di cose INTERESSANTI da dire anche a chi appartiene ad altre generazioni!
Cara, io ho la tua età e sono completamente d’accordo con quanto hai scritto. Sonia è una donna matura per la sua età, dice quello che pensa in modo corretto e attento. E i suoi consigli sono sempre preziosi. Un caro saluto